Fuori Dalle Gabbie: le persone detenute assunte al Canile di Spoleto raccontano la loro esperienza

Il progetto Fuori Dalle Gabbie ha sempre coniugato, sin dalla sua nascita, il mondo del canile e quello del carcere

  • All’interno della Casa di Reclusione di Spoleto abbiamo contribuito alla realizzazione di un piccolo rifugio, dove alcuni cani ospiti del Canile Comunale di Spoleto venivano accolti per ricevere maggiori cure e attenzioni da parte di un gruppo di persone detenute precedentemente formate dagli educatori cinofili della Fondazione Cave Canem. Attraverso un corso teorico-pratico hanno imparato a pianificare e mettere in pratica percorsi di recupero volti ad aumentare il benessere e le possibilità di adozione di quei cani affetti da alterazioni comportamentali. 
  • Abbiamo fatto sì che due persone detenute, Luca e Marco, venissero formalmente assunte dalla nuova gestione del Canile Comunale di Spoleto, dopo aver sviluppato le competenze nell’ambito di gestione, cura e accudimento dei cani senza famiglia all’interno del piccolo canile allestito della Casa di Reclusione di Spoleto. 

Luca e Marco, da circa 6 mesi, vivono quotidianamente tutti gli aspetti, quelli più difficili ma anche i più soddisfacenti, legati all’accudimento dei cani senza famiglia del Canile di Spoleto. L’impegno costante e la commozione nata dagli eventi più felici come le adozioni, sono stati da loro ripercorsi in un’intervista dove raccontano l’importanza dell’occasione ricevuta.

Parliamo del lavoro che svolgete qui, tutti i giorni, con i cani. Che tipo di attività mettete a punto? Ci sono stati dei cani, inoltre, che durante le vostre attività di routine hanno catturato la vostra attenzione?

Luca: Il nostro lavoro inizia verso le 06:30 di mattina, ci portiamo avanti in realtà, perché dovremmo iniziare alle 8:00. Dopo le pulizie si comincia sia a dare da mangiare che a somministrare le medicine ai cani che necessitano di cure particolari. Ci occupiamo anche di far uscire, a rotazione, i cani presenti nei vari box, ciascuno per circa 1 ora e mezza o 2 ore. A seconda dei singoli bisogni, poi, svolgiamo dei lavori con alcuni di loro per insegnargli ad andare al guinzaglio: questo ci ha permesso anche di far nascere empatia con i cani, riuscendo ad avere un rapporto con ognuno di loro. 

Noi veniamo dal carcere di Spoleto, negli anni scorsi abbiamo avuto modo di lavorare all’interno del piccolo canile allestito all’interno della struttura. Proprio lì viveva un maremmano di nome Golia che mi ha rubato il cuore. Inizialmente, non appena provavamo a fargli conoscere il guinzaglio, non ne voleva sentir parlare, però lavorando pian pianino, è riuscito a maturare dei progressi che gli hanno permesso di trovare casa. Quando è venuta la sua famiglia a incontrarlo per la prima volta, non ti nascondo che mi sono commosso: passando tutti i giorni con lui, riempiendolo quotidianamente di coccole, sarebbe stato impossibile non affezionarsi. 

Marco: Uno dei lati positivi del canile di Spoleto è la grande disponibilità di spazi verdi in cui i cani possono correre e giocare insieme. In queste occasioni ho avuto la possibilità di innamorarmi di un cane, Fagiolone. Lo porterei volentieri a casa con me se non avessi già altri tre cani, persino mia moglie durante una visita in canile ha perso la testa per lui! Nessuno dei cani che sono qui merita di stare in box, ma per il mio cuore, lui lo merita ancora meno degli altri!

Come avete avuto la possibilità di lavorare presso il canile di Spoleto?

Luca: Passare dal lavoro nel piccolo rifugio all’interno del carcere, fino ad arrivare poi al canile di Spoleto, per noi è stata una grandissima possibilità. Qui abbiamo avuto la possibilità di conoscere una grande quantità di cani, ognuno con le sue caratteristiche, il ché ci ha arricchito molto. Al di là di questo, per noi è una meravigliosa opportunità lavorare all’aria aperta e a contatto con questi animali: è qualcosa di grandioso, ci riteniamo fortunati, tanti nostri compagni non hanno questa fortuna. 

Marco: Gli educatori cinofili della Fondazione Cave Canem sono stati un grandissimo aiuto: ci hanno insegnato come gestire i percorsi dei cani. Ci hanno mostrato come all’interno del canile ci fossero cani più aggressivi, altri più tranquilli, e in base ad una prima valutazione eseguita insieme a loro, noi dovevamo essere in grado di capire che tipo di percorso impostare con quel cane. Oltre ad aumentare le possibilità di adozione, una corretta valutazione delle problematiche del singolo cane ci consente anche numerosi vantaggi di gestione orientati ad aumentare il benessere degli ospiti del canile: avere un’idea chiara del quadro comportamentale di ognuno dei cani ci permette di capire se quel soggetto può essere compatibile con i suoi simili, ad esempio; se lo è, avrà la possibilità di giocare nelle aree di sgambamento insieme ai suoi compagni. In questo modo alleviamo, anche se parzialmente, le sofferenze dei nostri cani, costretti altrimenti a una vita di solitudine.

È anche grazie alla generosità del nostro partner Fondazione Azimut che è stato possibile valorizzare su un piano ulteriore il lavoro delle persone detenute nella Casa di Reclusione di Spoleto, selezionate attraverso un’attenta valutazione psicologica e professionale e adeguatamente formate attraverso un training teorico/pratico.

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