Fondazione Cave Canem e NoieLoro unite per il benessere animale in canile: le socializzazioni come strumento per le adozioni

Alleviare il contesto di reclusione che grava sui cani costretti alla vita di canile è il costante obiettivo di tutte le entità che operano all’interno delle strutture in cui operiamo. Noi della Fondazione Cave Canem crediamo da sempre nell’inesauribile potere della collaborazione tra le forze quotidianamente in campo per garantire ogni giorno un’evoluzione del concetto di benessere animale. È proprio da questa convinzione, unita all’idea virtuosa di Laura Poletto, Presidente dell’Associazione di Volontariato NoieLoro, che abbiamo potuto dar vita ad un’attività che ci sta particolarmente a cuore, quella delle sessioni di socializzazione tra cani

Attraverso le parole di Laura, è possibile comprendere quali sono stati gli obiettivi che hanno guidato la nascita di questo progetto:

“Grazie alle sessioni di socializzazione, nate inizialmente per conoscere la compatibilità tra cani, informazioni importantissime per favorire le adozioni, abbiamo cominciato a vedere grandi cambiamenti in termini di apertura dei singoli individui verso i loro simili, verso gli umani e anche verso gli stimoli ambientali, soprattutto nei soggetti più insicuri. Il risultato è stato che i cani, oltre ad affrontare le reclusione con animo più sereno ed equilibrato, possono avere maggiori chance di trovare una famiglia! Questo è l’obiettivo principale della nostra presenza in canile: poter dare nuove occasioni a questi sfortunati amici a 4 zampe!”

Daniela De Vecchis, Edoardo Morellini e Giorgia Galli sono i tre educatori senior della Fondazione Cave Canem scesi in campo per la gestione di questa attività. Ripercorriamo, attraverso le loro parole, le modalità di lavoro e gli obiettivi che orientano il loro lavoro quotidiano.

Quali sono i benefici che porta un’attività come questa per i cani coinvolti, in prospettiva di un’adozione futura? 

Daniela: Al di fuori del contesto detentivo del canile, ciascuno potrà sfruttare le abilità e le informazioni ricevute durante le socializzazioni per entrare in relazione con i propri conspecifici con maggior consapevolezza, avendo già vissuto situazioni affini con il supporto e la supervisione di educatori e volontari coinvolti.

In base a quali criteri orientate la scelta dei soggetti da inserire nella stessa area? 

Daniela: Il processo è graduale, spesso si avvia con delle passeggiate svolte in presenza di due o più soggetti per i quali si valutano la curiosità, la propensione nei confronti dei propri simili e, fondamentale, la capacità di cogliere o meno i segnali proposti dall’interlocutore del momento. C’è chi in prima battuta chiede distanza e chi, al contrario, propone un approccio più diretto e “fisico”. Le specifiche di razza rivestono chiaramente un ruolo fondamentale e orientano la scelta e le modalità di interazione da proporre. Per i soggetti più predisposti e collaborativi la possibilità di interagire nelle aree di sgambamento è garantita quasi subito sempre con la supervisione degli educatori che, inizialmente al guinzaglio, guidano il cane nei suoi primi incontri conoscitivi.

Giorgia: I cani di sesso opposto, in linea di massima, generano meno problemi se inseriti insieme. Altri criteri importanti sono la modalità di approccio (un approccio già in lontananza eccessivamente esuberante o aggressivo ci dà un metro di giudizio per l’inserimento del secondo cane), l’atteggiamento generale e la naturale propensione all’ascolto del conduttore, oltre naturalmente ai segnali di reciproco approccio positivo (marcature e annusamenti). Un’attenta e consapevole lettura dei segnali che veicolano reciprocamente i cani è necessaria per svolgere quest’attività al meglio.

Quali sono i benefici che porta un’attività come questa su cani costretti alla reclusione, in un’ottica volta a farli progredire nel loro percorso di recupero comportamentale? 

Edoardo: Attraverso le socializzazioni aumentano le possibilità di apprendere nuovi comportamenti e nuove chiavi di lettura degli eventi circostanti per “allelomimesi”  (apprendimento per imitazione), in una cornice di apprendimento legata più al piacere ed alla condivisione delle esperienze che ai bisogni primari, relativi invece alla sopravvivenza. 

Daniela: Garantire dei momenti di svago e socialità al di fuori del box, oltre a spezzare la routine quotidiana legata al contesto penalizzante che i cani sono costretti a vivere, ha l’obiettivo di recuperare e valorizzare una dimensione essenziale per il cane: animale sociale per eccellenza, in grado di trarre grande appagamento dalla comunicazione, dalla cooperazione (con le persone e, per moltissimi individui, anche con i propri simili), dall’individuazione di nuovi strumenti e strategie su più fronti. Scopriamo di frequente grandi doti comunicative intraspecifiche in soggetti, spesso non socializzati rispetto alle figure umane, che stanno affrontando parallelamente un lavoro volto a colmare lacune, diffidenze e problematiche di varia natura ed entità.

Racconta un episodio, accaduto durante le socializzazioni, che ti ha reso particolarmente orgoglioso/a del progetto

Giorgia: Mi viene in mente Aaron, un pitbull rinchiuso in canile da 4 anni. Grazie al suo atteggiamento positivo durante le socializzazioni, ha contribuito a cambiare l’idea comune, anche tra i volontari che assistevano alle sessioni, che i cani appartenenti a questa razza siano cani aggressivi e ingestibili. È grazie al suo meraviglioso carattere che è stato sponsorizzato da tutti i volontari, riuscendo a trovare una casetta tutta per lui.

Edoardo: Quando seguiamo un cane in recupero comportamentale e lo inseriamo nelle classi di socializzazioni è emozionante seguirlo passo passo, ogni volta che propone micro-comportamenti differenti. Di recente, un episodio che mi è rimasto particolarmente impresso è stato l’incontro fra Brunilde (oggi felicemente adottata) e Sam (oggi al termine del suo percorso di recupero). Entrambi erano cani che prima di essere introdotti nelle classi di socializzazione hanno seguito un percorso per trovare fiducia nell’umano e nel nuovo ambiente, e vederli giocare ed aprirsi reciprocamente è stato davvero unico, come d’altronde succede ogni volta che c’è sintonia.

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