Indire un bando al ribasso d’asta e affidare al migliore offerente la vita di cani la cui unica colpa è quella di non essere ancora parte di una famiglia umana: questa è la logica che troppo spesso regola l’assegnazione dei servizi di custodia e gestione di animali abbandonati detenuti nei canili rifugio.
Cani costretti in un box di canile per tutta la vita, alimentati con cibo scadente, privati di cure veterinarie adeguate, della possibilità di ricevere l’aiuto di educatori cinofili e volontari per superare paure e traumi o semplicemente per vivere momenti all’aria aperta.
Non solo, molto spesso le strutture che si aggiudicano il servizio al ribasso d’asta sono distanti dal comune che ha bandito la gara: questo vuol dire che i cani coinvolti sono prelevati dal luogo, seppur non perfetto, in cui sono nati e cresciuti, spesso strappati alle cure amorevoli dei volontari, costretti a un viaggio di centinaia di chilometri in uno spazio angusto di un furgone, per poi essere “scaricati” nei box della struttura di arrivo, spesso senza poter più uscire da lì.
La FONDAZIONE CAVE CANEM ha deciso di contrastare questo sistema disfunzionale, un business che vede come principale conseguenza la sofferenza degli animali e che comporta un utilizzo sbagliato di fondi pubblici: invece che il ribasso d’asta, i comuni devono utilizzare almeno il criterio miglior rapporto qualità/prezzo, se non stabilire un adeguato costo fisso e confrontare le offerte solamente dal punto di vista qualitativo.
Aderendo al nostro appello, ci aiuterai a cambiare il destino di tutti i cani che già sono detenuti in canili lager e di tutti quelli per i quali è prevista l’imminente deportazione.
Chi Siamo
La FONDAZIONE CAVE CANEM ONLUS è una non profit nata con l’obiettivo di garantire l’evoluzione del rapporto tra esseri umani e altri animali.
Perseguiamo in tutta Europa obiettivi di grande impatto sociale, con risultati concreti e misurabili.
Finanziamo e realizziamo modelli di co-progettazione, occasioni di formazione, campagne di sensibilizzazione e informazione per cambiare il destino e tutelare i diritti di animali in difficoltà, in particolare cani e gatti costretti a vivere in canili rifugio.
Alla mission della Fondazione è stato conferito il valore dell’inclusione sociale: vengono coinvolti uomini e donne che mettono a disposizione energia e impegno a favore di cani e gatti senza famiglia, traendone un beneficio in termini di crescita umana, formazione professionale, riscatto sociale e avvicinamento alle carriere legate al mondo degli animali.
I nostri progetti coinvolgono, in particolare, le fasce svantaggiate della popolazione, quali persone detenute, giovani a rischio, anziani, ma anche professionisti, studenti universitari e volontari che regolarmente operano in contesti difficili.
Cosa puoi fare
Siamo convinti che i canili rifugio debbano essere luoghi di transito e non di permanenza a vita per gli animali presenti, contesti aperti ai cittadini e ai volontari per favorire il virtuoso circolo delle adozioni.
Firma la petizione e aiutaci a impedire l’aggiudicazione di bandi al ribasso d’asta e la deportazione di cani nei canili lager!
La tua firma ci aiuterà a:
- individuare le Amministrazioni Comunali che hanno bandito e in alcuni casi aggiudicato gare prevedendo l’affidamento secondo il criterio del massimo ribasso o con prezzo inferiore o al massimo pari a quello a base d’asta;
- offrire supporto tecnico e giuridico alle Amministrazioni Comunali, affinché indicano e aggiudichino gare che permettano di offrire un servizio di gestione, accudimento e tutela, per gli animali abbandonati, di elevata qualità, utilizzando almeno il criterio del miglior rapporto qualità/prezzo o quello dell’adeguato costo fisso, con confronto unicamente sulle caratteristiche qualitativa dell’offerta e successivo controllo sul corretto adempimento del servizio, oltre a favorire l’opera meritoria dei volontari e il circolo virtuoso delle adozioni, anche tramite la necessaria azione di supervisione e controllo successiva all’aggiudicazione;
- fare pressione sulle Amministrazioni Comunali affinché ritirino in autotutela bandi aggiudicati al ribasso d’asta e assegnino il servizio di gestione e accudimento di animali abbandonati a strutture idonee, anche bloccando i trasferimenti di cani verso canili lager aggiudicatari di gare al ribasso d’asta;
- fare pressione sulle Istituzioni affinché adottino modelli di bandi di gara che contribuiscano alla realizzazione e alla gestione dei canili in grado di accogliere e gestire gli animali ospitati nel rispetto delle caratteristiche etologiche della specie;
- svolgere una concreta azione di lobby sul legislatore nazionale finalizzata alla modifica del Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 18 aprile 2016, n. 50) proprio con riguardo ai bandi di gara di assegnazione di canili, che tenga innanzitutto conto della necessità degli animali ospiti di tali strutture.
Aiutaci a impedire l’aggiudicazione di bandi al ribasso d’asta e la deportazione di cani nei canili lager.
Firma la petizione
Emergenza deportazione
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FAQ
I Comuni hanno l’obbligo, dal 1991, di risanare i canili pubblici esistenti e di costruirne di nuovi laddove non ce ne siano o non siano sufficienti alle esigenze del territorio. Eppure, ancora oggi, a oltre 30 anni di distanza, sono numerosissimi i Comuni che si affidano a canili privati, perché non possiedono un canile comunale o perché quello esistente non può accogliere un numero sufficiente di cani, spesso per la mancanza di vere politiche di contrasto al randagismo. Per scegliere il canile privato al quale affidare il servizio, ai sensi delle norme vigenti i comuni devono ricorrere a bandi d’asta: ma la scelta di utilizzare il criterio del minor prezzo ricade esclusivamente sui Comuni.
Il Ministero della Salute, nella nota prot. 5909 del 31.3.2010, riportando i dati di un’indagine conoscitiva effettuata in ambito nazionale, ai fini di una buona gestione dei canili, dichiara che risulta appropriato un importo oscillante approssimativamente tra € 3,50 e € 4,50 giornalieri per cane, anche se in alcuni casi può essere garantito un adeguato mantenimento dei cani con importi giornalieri più bassi, a condizione che vi sia capacità gestionale e presenza di personale dipendente e/o volontario adeguatamente formato.
Il rischio è che le cure fornite ai cani, e la gestione degli stessi, risultino non ottimali e, anzi, espongano a rischi di maltrattamenti o detenzione incompatibile con la natura degli animali e produttiva di gravi sofferenza. Si tratta di due reati previsti e puniti agli articoli 544 ter e 727, II comma, del codice penale.
“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”.
Sul punto e con particolare riferimento al contesto di canile, la sentenza di Cassazione penale sez. III, n. 38409 del 2018, chiariva, rispetto al veterinario di turno in un canile che non prestava le dovute cure a un cane giunto con lesioni presso la struttura, che: “il delitto previsto dall’art. 544 ter cod. pen. è delineato come reato a forma libera, e dà rilievo a due distinte condotte, ugualmente offensive del medesimo bene giuridico (il sentimento per gli animali), ossia il cagionare una lesione a un animale, ovvero il sottoporlo a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili, condotte che, in entrambi i casi, devono essere realizzate “per crudeltà o senza necessità”. Orbene, si osserva, in primo luogo, che, essendo a forma libera, il delitto può essere realizzato anche con una condotta omissiva, purché l’agente sia destinatario di un obbligo giuridico di impedimento del verificarsi dell’evento lesivo”
- “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”. L’applicabilità di tale reato al contesto di canile è accertata sin dalla sentenza di Cassazione penale sez. III, n. 44287 del 2007, la quale ha confermato che il canile oggetto del procedimento di merito era: “nient’altro che un lager, un ghetto per animali sfortunati […] imprigionati in uno stato di penosa sopravvivenza”;